PERCORSO DI CULTURA

mercoledì 14 gennaio 2015

GIUSSANI L'11 SETTEMBRE E CL

Cosa fece don Giussani quando ci fu l’attacco all’America nel 2001?
Dal  libro di Savorana su Don Giussani, pagine 1089 e 1090, alcuni passaggi:

“Appena appresa la notizia – a Milano è il primo pomeriggio – Giussani telefona a Jonathan Fields, responsabile della comunità di CL a New York. La prima cosa che gli chiede è di pregare San Giuseppe per la Chiesa universale e per questi terribili eventi.
Mentre Giussani parla, Fields trascrive come può le sue parole, quindi le trasmette immediatamente a tutti gli amici del movimento sparso per l’America. Sono frasi spezzate, accenni di pensieri che tuttavia lasciano intendere la preoccupazione che ha mosso Giussani a telefonare subito. “Noi dobbiamo tener saldo il nostro giudizio e paragonare tutto con quello che ci è successo, in questo momento grave e grande… Dobbiamo ripetere questo giudizio prima di tutto a noi stessi. Questo momento è almeno grave quanto la distruzione di Gerusalemme. E’ totalmente dentro il Mistero di Dio… Tutto è segno…Preghiamo la Madonna…L’ultima definizione della realtà è che essa è positiva e la misericordia di Dio è la più grande parola. Questo è certo, occorre rimanere saldi nella speranza. Grazie a ognuno, uno a uno, per essere là”.Spedendo la trascrizione della telefonata ricevuta dall’Italia, Fields invita gli amici: “Per favore, fate di tutto per trovarvi insieme per la messa o il Rosario”. […]

Giussani invia un telegramma al presidente americano George W. Bush: tutti i membri del movimento cattolico di Comunione e Liberazione, scrive, “sono vicini a Lei in un momento così doloroso per tutta la Nazione – e quindi per tutti gli uomini – per i tragici fatti di New York e di Washington DC, terribile affronto alla dignità dell’uomo”. Nel messaggio a Bush, Giussani riprende le parole del Pontefice e implora Dio “per la Sua persona e per il Suo popolo affinchè insieme possiate raggiungere quella giustizia pacificante di cui avete sete e di cui tutto il mondo ha bisogno, dato il compito storico che gli Stati Uniti d’America hanno nei confronti di tutti”.

Il giudizio sul mondo, il paragone con tutto, la passione per tutto. Il nostro giudizio pubblico sul mondo,  il nostro paragone con tutto, la nostra passione per tutto. Nostra perchè era mia, mia perchè era nostra. Questa era CL. E arrivava fino a mandare un telegramma a Bush, perché noi avevamo da dire qualcosa di importante a Bush, e ne eravamo consapevoli. Gli dicevamo che pregavamo per lui e per il suo popolo. E al tempo stesso riconoscevamo il compito storico degli Usa: un giudizio storico, e politico, e culturale.
Oggi non siamo stati capaci di giudicare quel che è successo a Parigi. Che differenza con la consapevolezza e i giudizi del 2001! I giudizi, in CL, entravano nel merito, restando nei fatti e superando sempre gli schieramenti. Questa era CL, nel settembre 2001. E adesso, dov’è? Non lo so. So solo che adesso è talmente scontato che non si giudica più insieme quel che succede, che non ci aspettiamo più neanche che CL abbia una posizione, un giudizio su tutto. Beato te che non sai per chi votare, disse qualche mese fa Simoncini a Cesena.
Sbagliavamo allora? O forse c’è un problema più profondo che prima o poi dovremo affrontare?



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