mercoledì 28 ottobre 2015

QUATTRO GRANDI BUGIE DELLA STAMPA SUL SINODO

Comunione ai divorziati unioni gay e gender 
di Massimo Introvigne





Aprendo il quotidiano torinese La Stampa trovo un interessante inchiesta su come le parrocchie a Torino e altrove da oggi “applicheranno” la relazione finale del Sinodo. Una comunità di religiosi torinesi si proclama orgogliosamente, come si diceva un tempo, antemarcia: da tempo, afferma, riconosce il diritto alla comunione dei divorziati risposati «come dice il Sinodo» e si comporta di conseguenza. Inchieste simili appaiono anche in altri grandi quotidiani, non solo italiani. Avevamo messo in guardia su queste colonne sulle possibili falsificazioni mediatiche, ma quanto sta succedendo supera ogni previsione. Occorre dirlo con chiarezza: è una colossale mistificazione, uno scandalo, una vergogna. Ci sono, in questo modo di accostarsi al Sinodo, quattro bugie in una. Esaminiamole, e capiremo nello stesso tempo che cosa ha veramente detto il Sinodo.

Bugia numero uno: nessuna parrocchia, comunità, prete o fedele è chiamato da oggi ad «applicare» il Sinodo. Il Sinodo non ha deciso nulla e non ha prescritto nulla a sacerdoti e fedeli. Non poteva farlo. Non voleva farlo. Due volte, all'inizio e a metà del Sinodo, è intervenuto papa Francesco a ricordare che «un Sinodo non è un parlamento» ed è regolato, in attesa di eventuali riforme, dal motu proprio Apostolica sollicitudo del 1965 di Papa Paolo VI che lo ha istituito. Questo documento precisa che scopo del Sinodo non è introdurre riforme, ma fornire «informazioni e consigli» al Papa in vista di decisioni che lui, e lui solo, potrà eventualmente prendere La relazione finale del Sinodo, non è un testo rivolto immediatamente ai fedeli per regolare la loro vita cristiana. È una sintesi dei consigli e delle informazioni che i padri sinodali intendono fare giungere al Papa, rimettendosi alle sue decisioni. 

È vero che al Sinodo si è votato sulle singole proposizioni, ma si è votato su che cosa consigliare al Papa, non su che cosa prescrivere ai fedeli. Ha ancora minore senso scrivere - come altri fanno - che al Sinodo il Papa avrebbe «perso» perché su alcuni punti la relazione non si sarebbe espressa come avrebbe preferito. Forse per essere chiari occorre esprimersi in termini brutali: il Papa «vince» sempre, perché alla fine fa maggioranza da solo anche contro tutti gli altri.

LIQUIDARE I CATTOLICI

Vergognosi attacchi 
al giudice che applica la legge

di Riccardo Cascioli 

Il vergognoso linciaggio mediatico promosso dalle organizzazioni Lgbt e ampiamente  sostenuto ieri dal sito del quotidiano Repubblica nei confronti del giudice del Consiglio di Stato Carlo Deodato, è un segnale chiaro del clima di intolleranza da una parte e di conformismo culturale dall’altra che ormai domina il nostro Paese, e non solo.

Qual è la colpa di Deodato, ovvero del relatore della sentenza del Consiglio di Stato contro la trascrizione delle nozze gay? Quella di essere un cattolico che ha manifestato opinioni a difesa della famiglia naturale. Sono andati a riprendere vecchi tweet che rilanciavano immagini delle Sentinelle in piedi (peraltro ritwittava la Nuova Bussola Quotidiana) per urlare l’indegnità del giudice  e chiedere che la sentenza venga annullata (così sostiene ad esempio Franco Grillini, storico leader del movimento gay).

Questi signori fanno finta di non sapere che la sentenza è stata formulata da cinque giudici, non da uno solo, e dimenticano la loro contiguità con quella cricca di magistrati che in questi anni ha violentato il nostro sistema legislativo con sentenze creative contro la famiglia e la vita.

È un mondo rovesciato: il giudice che applica la legge viene aggredito e trattato come il peggiore dei criminali, e il giudice “creativo” – leggi: che viola le norme per legittimare ciò che alcune lobby vogliono – viene ovviamente esaltato. Già questo la dice lunga sul clima che si respira in Italia, c’è una cappa totalitaria che ci riporta alle atmosfere degli anni ’70, quando il pensiero unico si diffondeva con la forza e i grandi giornali, con i loro intellettuali in testa, si mettevano al servizio di un'ideologia assassina. Non per niente Repubblica ha dato massimo risalto e si è unita agli attacchi contro il giudice Deodato. Seguita a ruota da Corriere, Stampa e così via: tutti a far da amplificatori all’ideologia che sembra aver vinto.

Ma nella critica a Deodato va colto soprattutto un aspetto: il pregiudizio per cui essere cattolici è “un di meno”, non dà diritto a una piena cittadinanza, sicuramente rende incapaci di giudicare. È questa la vera discriminazione: un cattolico, per definizione, non può dire nulla nella gestione della cosa pubblica, secondo Repubblica & co. Guai se un cattolico pretende che la fede sia criterio di giudizio per tutto, anche per i problemi del proprio Paese o del mondo intero. Non gli si riconosce il diritto di esistere.

Non stupisce: Repubblica – ma  anche i suoi colleghi milanese e torinese – persegue la rovina della Chiesa cattolica, l’eliminazione di ogni traccia del cristianesimo nella società; vogliono l’annientamento della Chiesa, la sua riduzione a insignificanza. E guarda caso sono gli stessi quotidiani che hanno seguito con grande attenzione il Sinodo, facendo un tifo sfegatato per una parte, fino a falsificarne l'esito. Non è schizofrenia ma coerenza. 


PADRE IBRAIM, LE BOMBE E LA SPERANZA

Terza guerra mondiale: scuse tardive e bombe puntuali

L'ex primo ministro britannico Tony Blair ha detto che sì, è stato un errore  invadere l'Iraq.
Ma se è stato un errore in Iraq, e poi l'errore si è ripetuto in Libia a beneficio degli estremisti islamici, che bisogno c'è di ripetere lo stesso errore oggi in Siria?

I terroristi "moderati" armati dagli USA

Ogni giorno ad Aleppo 3/4 civili sono volontariamente uccisi dai "terroristi moderati" aiutati dall'Occidente. 

Dall'Occidente che ha riconosciuto che la guerra in Iraq è stata un errore, che la guerra in Libia è stata un errore e che dirà che la guerra di Siria sarà stata un errore. Opinioni?

Intanto i missili e le bombe che cadono ad Aleppo non sono opinioni ma la prova che la tabella di marcia dell'Occidente non è cambiata. Domenica, puntuale alla messa vespertina, una bomba ha colpito la chiesa dei francescani mentre padre Ibraim distribuiva la Santa Comunione. Quelle bombole, riempite di gas e ferraglie hanno una gittata molto corta. I ribelli hanno mirato la Chiesa che sapevano essere piena: volevano ammazzare lui ed i suoi parrocchiani. 

Padre Ibraim Alsabagh ha ringraziato Dio perchè l'ordigno è come rimbalzato sulla cupola senza penetrare all'interno altrimenti avrebbe fatto una strage.
Questo attentato arriva pochi giorni dopo le parole di speranza di padre Ibraim: "Oltre l'85% della popolazione siriana vede con occhi positivi l'intervento russo sul territorio", perché "ha aiutato l'esercito regolare a difendere maggiormente il popolo".

Perché i nostri governi sostengono i terroristi che bombardano chiese e deportano cristiani?
Chi è così ingenuo da credere ancora che la guerra in Siria è contro la dittatura e per la democrazia? 
Perché i nostri governi vogliono dare anche la Siria in mano ai fondamentalisti islamici?


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I ribelli volevano uccidere la gente che pregava - Vietatoparlare
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L'invasione in Iraq è stata un errore: l'ammissione di Tony Blair - International business Times

lunedì 26 ottobre 2015

IL SINODO REALE E IL SINODO “VIRTUALE”


"Comunione ai divorziati e risposati" 
una bufala ideologica

A mio avviso l’appena avvenuto Sinodo sulla Famiglia si è concluso nel migliore dei modi, e resto con piena fiducia in attesa dell’esortazione post-sinodale del Papa che ad esso seguirà. Con piena fiducia non solo per stima nei suoi confronti ma anche per fede nella grazia di stato e perché ben convinto che non deciderà da solo, ma insieme a un consulente che è il migliore del mondo, anzi dell’universo. 

Ciò fermo restando, tocco qui un tema specifico, quello dell’eco del Sinodo sui media. In questo ambito, certamente non essenziale, ma di grande importanza immediata, il Sinodo ha fatto registrare un fallimento sul quale occorre interrogarsi. Per capirne le ragioni e trarne ogni possibile positivo insegnamento è necessario prendere le mosse da un dato di fondo: nel suo insieme, e in tutti i suoi gangli fondamentali, il sistema massmediatico mondiale, non solo non è affatto “neutro”, ma è anche specificamente orientato contro le visioni del mondo religiose in genere e contro quella cristiana in particolare. Ci si potrebbe soffermare sulle ragioni attuali e soprattutto storiche di tale orientamento, che si spiega in larga misura con le radici marcatamente illuministiche della comunicazione di massa moderna. Non posso farlo qui, ma mi riprometto di tornare sul tema alla prima occasione. Qui mi limito a rammentare che così stanno le cose e che occorre tenerne attento conto.

Sulla scorta della mia pur minuscola esperienza di molti anni come portavoce del Meeting di Rimini, mi permetto di dire che quando si fa un lavoro di comunicazione alla stampa di qualcosa che attiene all’esperienza cristiana, e tanto più alla Chiesa, è necessario tenere sempre presente che l’interlocutore è nel complesso ostile e non è affatto interessato a capire che cosa succede per poi dare, seppur ovviamente a suo modo, un giudizio sui fatti. Tutt’altro: salvo rarissime eccezioni il giornalista, o in ogni caso il giornale o la testata giornalistica televisiva che lo inviano, ha già un suo giudizio sull’evento. Compito dell’inviato non è quello di capire ma di trovare sul posto appigli utili, spunti di cronaca utili per reiterare tale giudizio. 

Tornando al nostro tema, il Papa convoca un Sinodo sulla famiglia, un evento di straordinario interesse per chiunque. In quale altra sede o circostanza infatti esperti qualificati e disinteressati di ogni parte del globo, persone che comunque non hanno armi da vendere o petrolio da comprare, vengono convocate per condividere esperienze e idee su questa cruciale struttura sociale umana? E’ qualcosa di obiettivamente interessantissimo per chiunque, quale che sia la sua visione del mondo. Il grosso invece del sistema massmediatico mondiale (lasciamo stare le minuscole eccezioni, noi compresi) che cosa fa? Punta ogni energia e ogni attenzione su due richieste specifiche, tanto specifiche che una non verrà nemmeno citata e l’altro troverà spazio, ma indirettamente, in tre soli dei 94 paragrafi del documento conclusivo del Sinodo: il cosiddetto matrimonio tra omosessuali e l’apertura all’eucarestia dei divorziati risposati civilmente. E a attorno a queste due questioni viene poi fatto ruotare l’intero carosello massmediatico al riguardo, con il conseguente oscuramento di tutto il resto.

In Italia può così impunemente accadere che ieri, a conclusione del Sinodo, con coro unanime da un estremo all’altro dell’ordine costituito «laico», il Corriere della Sera proclami in prima pagina che “Il Sinodo apre sulla comunione ai divorziati” e Il Fatto Quotidiano che “Il Papa ottiene dal Sinodo un’apertura sui divorziati”. E che su la Repubblica Eugenio Scalfari esca con un suo “motu proprio” nel quale si spiega al Papa che cosa deve fare adesso.  

Toccherà poi ad eventuali psicologi e psicanalisti di buona volontà spiegarci perché mai gente che di regola né si sposa in chiesa né tanto meno frequenta i sacramenti, e che in genere considera la Chiesa un oscuro e fradicio relitto del passato, ci tenga poi tanto a che il matrimonio religioso sia aperto agli omosessuali e i divorziati risposati possano fare la comunione. Per me è un mistero insondabile, ma spero che un giorno qualcuno mi illumini. 

Pur senza la pretesa di poter facilmente ribaltare la situazione, che ha il profondo radicamento cui si accennava, visto che le cose stanno come stanno a mio avviso alla  Chiesa una comunicazione “fredda” e molto bilanciata non conviene affatto. Sarebbe meglio fare tesoro dell’indimenticabile lezione di Joaquín Navarro Valls, il portavoce vaticano del tempo di Giovanni Paolo II, impegnando costantemente un “braccio di ferro” con il sistema massmediatico internazionale. Nel suo “braccio di ferro” Navarro Valls spesso vinceva e talvolta perdeva, ma comunque tutte le volte che vinceva la realtà dei fatti se non altro appariva sulla scena prima della loro distorsione prefabbricata. 
Frattanto c’è tuttavia un antidoto oggi grazie a Internet alla portata di chiunque: accedere al sito della Santa Sede www.vatican.va e andarsi a leggere che cosa effettivamente è stato detto e come. C’è poi l'Angelus domenicale del Papa: un’altra occasione da non perdere alla portata di tutti, compresi quelli che non accedono a Internet.

di Robi Ronza da lanuovabussolaq

26-10-2015


sabato 24 ottobre 2015

JOSEPH RATZINGER “MISSA PRO ELIGENDO PONTIFICE” 18 APRILE 2005

La carità senza verità sarebbe cieca; 
la verità senza carità sarebbe come “un cembalo che tintinna”

(…) Non dovremmo rimanere fanciulli nella fede, in stato di minorità. E in che cosa consiste l’essere fanciulli nella fede? Risponde San Paolo: significa essere “sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…” (Ef 4, 14). Una descrizione molto attuale!
Caravaggio, Incredulità di San Tommaso

Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.

Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. “Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo. Ed è questa fede - solo la fede - che crea unità e si realizza nella carità. San Paolo ci offre a questo proposito – in contrasto con le continue peripezie di coloro che sono come fanciulli sballottati dalle onde – una bella parola: fare la verità nella carità, come formula fondamentale dell’esistenza cristiana. In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come “un cembalo che tintinna” (1 Cor 13, 1).


venerdì 23 ottobre 2015

DON GIUSSANI: IL POTERE MONDANO TENDE A RISUCCHIARCI.


SERVE UN CONTRATTACCO ALL'IDEOLOGIA

«Tutto il mondo è posto nella menzogna. Il potere mondano tende a risucchiarci: allora la nostra presenza deve fare la fatica di non lasciarsi invadere, e questo avviene non solo ricordando e visibilizzando l'unità tra noi, ma anche attraverso un contrattacco.

Se il nostro non è un contrattacco (e per esserlo deve diventare espressione dell'autocoscienza di sé), se non è un gusto nuovo che muove l'energia di libertà, se non è un'azione culturale che raggiunge il livello dignitoso della cultura, allora l'attaccamento al Movimento è volontaristico, e l'esito è l'intimismo.


L'intimismo non è presenza, per l'intensità e la verità che diamo a questa parola. (...) La modalità della presenza è resistenza all'apparenza delle cose ed è contrattacco alla mentalità comune, alla teoria dominante e alla ideologia del potere; resistenza e contrattacco non in senso negativo, di opposizione, ma come lavoro. Per indicare e per definire l'esprimersi di una presenza secondo una dignità anche semplicemente umana non esiste che la parola lavoro: cioè portare dentro tutto, su tutto, l'interesse della nostra persona» (Viterbo 1977)»

«Una persecuzione vera? È così. L’ira del mondo oggi non si alza dinanzi alla parola Chiesa, sta quieta anche dinanzi all’idea che uno si definisca cattolico, o dinanzi alla figura del Papa dipinto come autorità morale. Anzi c’è un ossequio formale, addirittura sincero. L’odio si scatena – a mala pena contenuto, ma presto tracimerà – dinanzi a cattolici che si pongono per tali, cattolici che si muovono nella semplicità della Tradizione». (da Un avvenimento di vita, cioè una storia, Edit-Il Sabato, 1993) 

«Ci chiamano integristi proprio rabbiosamente, con razzismo ideologico, perché sono pronti ad amare qualunque persona, qualunque idea (...) salvo di essere prontissimi ad odiare i loro confratelli cristiani che non la pensano come loro! Ci chiamano integristi perché noi urgiamo la Fede! Loro obiettano: "Ma la fede non guarda il potere... così se siamo perseguitati è meglio!" Come "Se siamo perseguitati è meglio?" È una frase da intellettuali! Perché nella persecuzione chi ci lascia le penne sono i più deboli, i più poveri! Nelle catacombe, se Dio ci manda, noi invocheremo lo Spirito, ma andarci senza cercare di difendersi, è cretino!». (da Vita di don Giussani di Alberto Savorana, Rizzoli 2013)

http://www.iltimone.org/33253,News.html

mercoledì 21 ottobre 2015

IL SINODO VIRTUALE E LA CHIESA A GEOMETRIA VARIABILE


A pochi giorni dalla fine dei lavori l’assemblea dei vescovi è giunta ad un impasse  e la strada per uscirne, secondo il Papa potrebbe essere  quella della decentralizzazione della Chiesa, anche perche il confronto fra prassi pastorale e dottrina non pare risolto.
Card. Marx lancia la sfida: "Non siamo una filiale di Roma
e non sarà un Sinodo a dirci cosa fare qui"
Di questi argomenti si sono impadroniti i media, che cercano di far passare le loro idee, a prescindere dai documenti sinodali. Con tre conseguenze.
1) Il Sinodo “virtuale”, come già accadde per il Concilio Vaticano II, è destinato a prevalere su quello reale. Il messaggio mediatico che accompagnerà le conclusioni dei lavori è più importante del contenuto dei documenti.
2) Il post-sinodo è più importante del sinodo, perché ne rappresenta la auto-realizzazione.  Il Sinodo infatti, affiderà la realizzazione dei suoi obiettivi alla prassi pastorale. Se ciò che si trasforma non è la dottrina, ma la pastorale, questo cambiamento non può avvenire nel Sinodo, deve avvenire nella vita quotidiana del popolo cristiano e dunque fuori del Sinodo, dopo il Sinodo, nella vita delle diocesi e delle parrocchie della Chiesa.
3) la auto-realizzazione del Sinodo avviene all’insegna della esperienza delle chiese particolari, ossia  della decentralizzazione  ecclesiastica. La decentralizzazione autorizza le chiese locali a sperimentare una pluralità di esperienze pastorali. Ma se non esiste un’unica prassi coerente con l’unica dottrina, vuol dire che ne esistono molte e tutte meritevoli di essere sperimentate. I protagonisti di questa Rivoluzione nella prassi, saranno dunque i vescovi, i parroci, le conferenze episcopali, le comunità locali, ognuno secondo la propria libertà e creatività.
Si delinea l’ipotesi di una Chiesa a “due velocità” (two-speed Church) o, sempre per usare il linguaggio degli eurocrati di Bruxelles, a “geometria variabile” (variable geometry). Di fronte al medesimo problema morale ci si regolerà in maniera diversa, secondo l’etica della situazione.

Questo sarebbe un passaggio drammatico che la Chiesa Cattolica  DEVE ASSOLUTAMENTE EVITARE
da un articolo di Roberto De Matteis 
il foglio 20 ottobre

I NOVATORES


BLAISE CUPICH
Arcivescovo di Chicago


Card. George a sin e Vescovo Cupich
Non so se lo fanno ancora oggi, ma quand'ero bambino uno dei giochini che preferivo delle riviste di enigmistica era "trova le differenze". Mi è venuto in mente mentre leggevo le dichiarazioni di monsignor Blaise J. Cupich, arcivescovo dell'importantissima diocesi di Chicago, durante la conferenza stampa di venerdì a margine del Sinodo sulla famiglia che in occasione della sua apertura ha visto pregare così tante persone per il suo buon esito. 

Riguardo la contraccezione, negli anni '60 molti teologi ed intere conferenze episcopali impiegarono l'argomento della coscienza soggettiva per sterilizzare (è un termine qui singolarmente appropriato) la dottrina bimillenaria della Chiesa ribadita da Papa Paolo VI con l'enciclica Humanae vitae. La conferenza episcopale belga istruiva il fedele a «seguire la sua convinzione» se «giunge ad altre conclusioni». I vescovi tedeschi ammonivano il proprio clero «soprattutto nell’amministrazione dei sacramenti, a rispettare le decisioni personali della coscienza dei fedeli». L'episcopato austriaco scriveva che chi «giunge a questa convinzione divergente può seguirla». Nel paragrafo 26 della dichiarazione di Winnipeg i presuli canadesi fecero altrettanto: «Chiunque scelga il corso che gli sembra giusto, lo fa in buona coscienza».

I reporters che seguono i lavori del Sinodo hanno potuto ascoltare la riproposizione di questa tesi: «Se le persone giungono ad una decisione in coscienza allora il nostro compito è quello di aiutarli ad andare avanti e rispettarla. La coscienza è inviolabile e dobbiamo rispettarla quando prendono le decisioni, e io l'ho sempre fatto». 

Con queste parole monsignor Cupich ha dato sostegno alla proposta di dare la Comunione ai divorziati risposati. Da vescovo della diocesi di Spokane di sicuro egli fu consigliato dalla propria coscienza nel proibire ai sacerdoti di partecipare alle semestrali veglie di preghiera "40 giorni per la vita", una delle più importanti iniziative antiabortiste che dal 2004 mobilita il mondo pro-life americano ed è giunta a coinvolgere ben 25 nazioni nell'ultima edizione. 

Per il presule americano lo stesso criterio vale anche per le persone che compongono le relazioni gay:  «Penso che anche le persone omosessuali siano esseri umani e hanno una coscienza. E il mio ruolo di pastore è quello di aiutarli a discernere qual è la volontà di Dio guardando l'insegnamento morale oggettivo della Chiesa, ma anche, allo stesso tempo, aiutandoli attraverso un periodo di discernimento per capire quello a cui Dio li sta chiamando in questo momento», ha aggiunto il vescovo di Chicago.

Il riverbero del "ma anche" di veltroniana memoria e la particella avversativa posta dopo la presentazione del Magistero oggettivo della Chiesa lascia stupefatti adombrando che la coscienza possa suggerire qualcosa di difforme dalla morale oggettiva che qui significa astenersi dai rapporti sodomitici. Gli atti omosessuali non sono più un male intrinseco, ma in determinate circostanze sono il male minore da consigliare di eligere contravvenendo alla prima norma della morale che il male è da evitare? Oppure per Cupich non esistono mali intrinseci oltre l'opposizione atematica a Dio per cui queste azioni possono costituire in determinate circostanze addirittura l'azione buona? Qui non è questione di pastorale, ma verità sull'uomo.

Di verità parlava San Giovanni Paolo II nell'insegnamento della Veritatis splendor rivolto esplicitamente ai vescovi, quando respingeva la visione della coscienza come istanza capace di creare la verità morale e di assolvere da ogni azione utilizzando non casualmente le parole durissime dei predecessori Gregorio XVI e Pio IX: "deliramenta", deliri. 

Devo dunque confessare di non riuscire a conciliare l'argomentazione di mons. Cupich con quel poco che ho capito della morale cattolica. Mi parrebbe infatti che seguirla condurrebbe necessariamente a dovere giustificare qualsiasi comportamento.

L'attuale Papa emerito, da prefetto della Congregazione per la dottrina per la fede scrisse sulle pagine del settimanale ciellino Il Sabato un magistrale intervento che provvidenzialmente l'editore Cantagalli ha poi incluso nel libro "Elogio della coscienza". In quel testo il cardinale Ratzinger introduceva il lettore alla corretta comprensione del ruolo della coscienza prendendo le mosse da una disputa accademica a cui aveva assistito. Secondo una delle due parti, i nazisti, nel compiere le loro azioni profondamente convinti nella loro coscienza di agire bene, si comportarono moralmente bene e non si sarebbe dovuto avere alcun dubbio sulla loro salvezza. Questo il commento del futuro Benedetto XVI: 

«Dopo una tale conversazione fui assolutamente sicuro che c’era qualcosa che non quadrava in questa teoria sul potere giustificativo della coscienza soggettiva, in altre parole: fui sicuro che doveva esser falsa una concezione di coscienza, che portava a simili conclusioni. Una ferma convinzione soggettiva e la conseguente mancanza di dubbi e scrupoli non giustificano affatto l’uomo». 

Rispettando il ragionamento (teologico?) di Cupich non vedo come egli potrebbe violare la "coscienza inviolabile" di un pedofilo, qualora questi riferisse anche a sé ciò che il cardinale Kasper, da Cupich tanto ammirato da diffonderne il pensiero nella propria diocesi, ha detto della condizione omosessuale: "Gay si nasce". Perché non potrebbe egli dire: "Pedofilo si nasce"? Perché non potrebbe invocare il diritto a seguire la propria natura, così come rivendicato da mons. Charamsa? Sarebbe interessante apprendere se Cupich incoraggerebbe a seguire la propria coscienza anche ad un ipotetico sacerdote della sua diocesi che gli confidasse l'attrazione per i minori, o se in questo caso la sua regola non potrebbe essere applicata. E mi interrogo anche se Cupich nello svolgere la propria azione pastorale, dopo avere esperito la doverosa presentazione della dottrina cristiana riguardo al quinto comandamento, non sarebbe costretto a rispettare la "coscienza inviolabile" di un tagliagole islamico convinto che ammazzare gli infedeli sia preciso dovere di ogni buon musulmano e, come dice di avere sempre fatto, "aiutarlo ad andare avanti". 

Fu il predecessore di monsignor Cupich, il cardinale George, a predire che egli sarebbe morto in un letto, come poi difatti è avvenuto, mentre il suo successore sarebbe morto in prigione e chi sarebbe venuto dopo sarebbe stato martirizzato. Con queste dichiarazioni, così consonanti con il sentire del mondo, prevedo che monsignor Cupich possa pensare ai suoi ultimi giorni dormendo sonni tranquilli. A dirla tutta, ho qualche preoccupazione in più per noi che scriviamo sulla Bussola.


 di Renzo Puccetti lanuovabussola
19-10-2015

PER ULTERIORI INFORMAZIONI SUL VESCOVO CUPICH LEGGI ANCHE
http://www.conciliovaticanosecondo.it/in-rete/diario-vaticano-i-retroscena-della-nomina-di-chicago/

sabato 17 ottobre 2015

IL POPOLO CANTA

I 70 ANNI
DEL CANTORE DEL POPOLO
Il dono

FORLI', 15 E 16 OTTOBRE 2015
Parole e musica di Claudio Chieffo  luglio 2001 
a David Horowitz

Da quell'altra parte del mare
un Amico ci sta aspettando,
da quell'altra parte del mare,
da quell'altra parte del mare...

...e le onde, le onde del mare
piano piano ci stan portando,
da quell'altra parte del mare,
da quell'altra parte del mare...

Dietro i vetri di una finestra
i Suoi occhi ci stan cercando,
da quell'altra parte del mare,
da quell'altra parte del mare...

"Com'è bello stare con Te, com'è bello poterTi parlare!".
Da quell'altra parte del mare, da quell'altra parte del mare...

Sulla barca portiamo un tesoro 

e una musica ch'è un incanto,
da quell'altra parte del mare,
da quell'altra parte del mare...

Io non posso dimenticare
le parole del primo giorno,
da quell'altra parte del mare,
da quell'altra parte del mare...

...e le onde, le onde del mare
piano piano ci stan portando,
da quell'altra parte del mare,
da quell'altra parte del mare...

"Com'è bello stare con Te, com'è bello poterTi cantare!".
Da quell'altra parte del mare, da quell'altra parte del mare,
da quell'altra parte del mare, da quell'altra parte del mare...

venerdì 16 ottobre 2015

SAN GIOVANNI PAOLO II


 16 OTT0BRE 1978 - 16 OTTOBRE 2015  

GRAZIE

DISCORSO AI GIOVANI  DI CESENA, 8 MAGGIO 1986,

(…)  Il messaggio evangelico, che è stato annunziato nelle vostre terre fin dai primi secoli della Chiesa, si è mantenuto vitale pur nel susseguirsi di burrascose vicende. Da un secolo all’altro la fede cristiana è stata tramandata. In questa fede viene a fortificarsi il successore di Pietro. Viene privo di ogni nostalgica reminiscenza della sovranità di tempi andati, sollecito soltanto di far progredire nelle coscienze il misterioso dinamismo della Parola liberatrice e salvatrice di Cristo, convinto di contribuire così anche allo sviluppo integrale dell’uomo.

Il cristianesimo, accettato e vissuto seriamente in tutte le sue dimensioni, rivela una straordinaria capacità di animazione anche di quei valori da cui non può prescindere la convivenza civile: valori spirituali e morali, che tanto all’individuo quanto alla famiglia e a ogni assetto comunitario infondono un incessante slancio vitale.

Carissimi fratelli e sorelle di Cesena, io prego il Signore per la vostra prosperità di oggi e di domani nella luce di quei valori. Prego in particolare la Vergine santissima, della quale siete molto devoti nel solco dell’antica matrice religiosa delle vostre tradizioni. 

Ricordo con compiacimento che il 19 aprile 1980, durante l’udienza a un grande pellegrinaggio romagnolo, ebbi la gioia di benedire e incoronare una copia dell’affresco settecentesco della vostra Madonna del Popolo, che poi fu portato in tutte le parrocchie della diocesi. La grande Madre celeste sia dunque propizia al popolo cesenate e a quanti, rivestiti di pubbliche responsabilità, lo rappresentano.

Con questo fervido auspicio vi ringrazio per la vostra cordiale ospitalità e invoco su tutti copiose benedizioni celesti.


mercoledì 14 ottobre 2015

MATRIMONIO GAY: COMUNQUE VADA VINCERANNO LORO


di Alfredo Mantovano14-10-2015
lanuovabussola


Ddl Cirinnà, riassunto della giornata di ieri. Il presidente del Consiglio e leader del Pd vuol mandarlo nell’aula del Senato il prima possibile, il ministro dell’Interno e leader di Ap subordina l’iscrizione immediata all’ordine del giorno alla esclusione dal testo della stepchild adoption, cioè della possibilità per il convivente dello stesso sesso di diventare genitore adottivo del figlio biologico del partner. Un accordo - al momento improbabile - fondato sull’accoglimento da parte di Renzi della condizione posta da Alfano consegnerebbe all’Italia il matrimonio gay e le adozioni gay: o direttamente, per decisione del Parlamento, o qualche giorno dopo, per intervento del giudice. Proviamo a capire perché.

Il premier non vuole intestare al governo le cosiddette unioni civili; desidera ridurre il più possibile la sua esposizione sul punto, ben consapevole che la maggioranza degli italiani, pur sensibile al riconoscimento dei diritti individuali dei conviventi dello stesso sesso (riconoscimento già ampiamente avvenuto nel nostro ordinamento), non accetta la totale parificazione al matrimonio e l’adozione di un bambino da parte di due omosessuali. In più, ha visto quanto è numeroso e deciso il popolo delle famiglie, pur non rappresentato in Parlamento e pur senza voce nella gran parte dei media: è ancora forte l’eco del milione di persone il 20 giugno in piazza S. Giovanni. 

Deve concedere qualcosa alla sinistra del suo partito, in un momento in cui la riforma costituzionale, lo scontro col sindacato e gli esiti della riforma della scuola hanno fatto crescere scontento e protesta in quell’area. Per questo ha necessità di andare subito in aula: lì potrà fare a meno dei voti dell’alleato centrista, sostituendoli con quelli di Sel e di M5S, che sul punto hanno assicurato sostegno, con l’aggiunta di frange di Fi e di neonate formazioni centriste. Se Renzi evoca a libertà di coscienza è perché fa uscire il tema delle unioni civili dall’area della maggioranza. L’importante è che il ddl sia approvato: conta poco con quali voti.

Per Alfano le unioni civili sono un fastidio. Il suo partito ha il maggior numero di parlamentari sinceramente ostili al matrimonio gay e all’adozione gay: per storia personale, per intime convinzioni, per impegno dimostrato in circostanze difficili. Per questo il ministro dell’Interno non può far finta di nulla, ma più volte ha ripetuto che - comunque vada a finire - il tema non incide sulla stabilità della maggioranza che sostiene il governo: che è come dire a chi vuol approvare il ddl Cirinnà: «fai pure, io voterò contro ma non porrò ostacoli». Se ritenesse la questione di decisiva importanza - ma l’identico discorso andava fatto per droga e divorzio - rappresenterebbe l’impossibilità di mantenere in piedi una coalizione che quanto a misure contro la famiglia in un anno e mezzo ha realizzato quello che in anni passati governi e maggioranze di sinistra speravano di fare - senza poi esserci riusciti - nell’arco di più legislature.

L’opposizione di Alfano ad andare subito in aula è blanda, di intensità neanche comparabile con quella dei singoli esponenti Ncd che continuano a tenere il punto, nonostante tutto.  La posizione nel merito dichiara una sconfitta completa. Immaginiamo per un momento che il Pd accolga la proposta di stralciare la stepchild adoption. Più volte la Corte costituzionale italiana e le due Corti europee hanno scritto che - salvi i diritti essenziali - ciascuno Stato ha piena autonomia nel normare i conviventi e i coniugi in modo distinto o eguale; se però un ordinamento di fatto parifica la disciplina delle convivenze a quelle delle coppie sposate, diventa discriminatorio escludere per le prime ciò che si prevede per le seconde. Se dal ddl Cirinnà si toglie lastepchild adoption, ma si mantiene il rito di avvio dell’unione - davanti all’ufficiale dello stato civile e alla presenza di due testimoni -, si richiamano o per numero o per riproposizione testuale gli articoli del codice civile che disciplinano il matrimonio, si prevede la pensione di reversibilità e la partecipazione alla quota di legittima per la successione e si autorizza ogni Comune a trascrivere in Italia i matrimoni same sex contratti all’estero: se si fa tutto questo, si introduce con altro nome il matrimonio gay.

Non sarà necessario attendere la Consulta o le Corti europee: qualsiasi giudice italiano sarà legittimato a intervenire per sanare la “discriminazione” e ritenere legittima per i civil-uniti non già la stepchil adoptionbensì l’adozione tout court.

La posizione del leader di Ap conduce esattamente a questo risultato. Ma lo stralcio non ci sarà: i promotori del ddl vogliono il risultato intero e subito, ben consapevoli che la stessa stepchild adoption domani sarà ritenuta discriminatoria: finora essa, nelle sentenze di tribunali italiani che l’hanno riconosciuta, ha riguardato l’unione civile costituita da due donne; ma perché mai non dovrebbe interessare anche due uomini conviventi? E come realizzarla? Legittimando la coppia same sex alla domanda di adozione di figli estranei alla coppia; ovvero - ma non in alternativa - permettendo di “commissionare” i figli a una donna destinataria del seme di uno dei due o di entrambi. L’utero in affitto sarà lo sviluppo coerente del ddl. In questo momento - tolti gli sforzi di pochi parlamentari - non vi è una sola forza politica per la quale la famiglia costituisca la priorità.


Al popolo delle famiglie non resta che ribadirlo al più presto in tutte le sedi, piazza inclusa. 

LA TESTIMONIANZA CRISTIANA IN UNA SOCIETA’ PLURALISTA


BENEDETTO XVI AI VESCOVI DEL PORTOGALLO

FATIMA 13 MAGGIO 2010

(…) I tempi nei quali viviamo esigono un nuovo vigore missionario dei cristiani, chiamati a formare un laicato maturo, identificato con la Chiesa, solidale con la complessa trasformazione del mondo. C’è bisogno di autentici testimoni di Gesù Cristo, soprattutto in quegli ambienti umani dove il silenzio della fede è più ampio e profondo: i politici, gli intellettuali, i professionisti della comunicazione che professano e promuovono una proposta monoculturale, con disdegno per la dimensione religiosa e contemplativa della vita.

In tali ambiti non mancano credenti che si vergognano e che danno una mano al secolarismo, costruttore di barriere all’ispirazione cristiana. Nel frattempo, amati Fratelli Vescovi, quanti difendono in tali ambienti, con coraggio, un vigoroso pensiero cattolico, fedele al Magistero, continuino a ricevere il vostro stimolo e la vostra parola illuminante, per vivere, da fedeli laici, la libertà cristiana.  (…)  quando, nel sentire di molti, la fede cattolica non è più patrimonio comune della società e, spesso, si vede come un seme insidiato e offuscato da «divinità» e signori di questo mondo, molto difficilmente essa potrà toccare i cuori mediante semplici discorsi o richiami morali e meno ancora attraverso generici richiami ai valori cristiani.

Il richiamo coraggioso e integrale ai principi è essenziale e indispensabile; tuttavia il semplice enunciato del messaggio non arriva fino in fondo al cuore della persona, non tocca la sua libertà, non cambia la vita. Ciò che affascina è soprattutto l’incontro con persone credenti che, mediante la loro fede, attirano verso la grazia di Cristo, rendendo testimonianza di Lui. 


Mi vengono in mente queste parole del Papa Giovanni Paolo II: «La Chiesa ha bisogno soprattutto di grandi correnti, movimenti e testimonianze di santità fra i “christifideles” perché è dalla santità che nasce ogni autentico rinnovamento della Chiesa, ogni arricchimento dell’intelligenza della fede e della sequela cristiana, una ri-attualizzazione vitale e feconda del cristianesimo nell’incontro con i bisogni degli uomini, una rinnovata forma di presenza nel cuore dell’esistenza umana e della cultura delle nazioni» . (…) 

martedì 13 ottobre 2015

IL VICOLO CIECO DEL GIORNALISMO


«Per John Stuart Mill occorre proteggere la possibilità di espressione di ogni opinione, anche la più stravagante, per il bene della società, perché altrimenti la democrazia è destinata a morire. 

La libertà di stampa dovrebbe servire a questo. 
Invece oggi la professione giornalistica consiste nell’imporre al pubblico un pensiero unico e nell’attaccare chi dissente. I giornalisti sono al servizio del pensiero dominante, devono ripetere quello che già si dice, seguono la moda come pecore».
JOHN WATERS
Infine c’è la faccenda per nulla secondaria delle tecnologie informatiche. «Immaginare un mondo perfettamente interconnesso, con un flusso costante e senza ostacoli di informazioni, musica ed altre espressioni artistiche cinquant’anni fa era sognare una condizione paradisiaca. Adesso che si è realizzata, abbiamo scoperto che non è il paradiso, ma una nuova dittatura che si impone.

Il progresso morale non ha tenuto il passo del progresso tecnologico, come ha ammonito Benedetto XVI. 
Le nuove tecnologie sono concepite in un modo tale che riducono la capacità di dire cose complesse: si pensi a Twitter. 

Oppure accentuano il conformismo, la tirannia della maggioranza predetta da Tocqueville: non consentono all’individuo di esprimere il suo pensiero, ma fanno sì che l’onda enorme del conformismo si abbatta sull’individuo e lo schiacci.
Se mettete in Google il nome di una persona che è stata oggetto di una campagna di denigrazione, i risultati della ricerca vi offriranno il nome di quella persona associata a parole come “omofobo”, “bigotto”, “di destra”, eccetera.


Questo è sintomo del fatto che le nuove tecnologie informatiche sono funzionali a un disegno totalitario. Abbiamo l’illusione di essere liberi, e invece stiamo contribuendo a un nuovo totalitarismo.

JONH WATERS